Archivio per agostino

qui.accanto / 30

A un certo punto di Giugno Camilla restava al telefono. Mi parlava di una mostra di Weegee che forse si sarebbe fatta. Io chiedevo: -ma dove?-, Camilla girava in tondo. Da anni ci casco. Poi rallentava le parole, poi sembrava stessimo per chiudere e mi disse :-sai, l’altra settimana ho visto Agostino-. Erano sei anni che non lo vedevo io. Abbiamo una amica comune, che negli anni faceva un poco da ponte. Delle volte dicevo a Camilla delle cose pensando che forse sarebbero arrivate ad Agostino. Qualche successo, una storia. Ho sempre immaginato che Agostino così sapesse di me, e così io di lui.

qui.accanto / 28

Ero fiero di sentirmi come un cane alla caviglia del postino. C’era una forza che mi nutriva nel non mollare. Agostino camminava lungo la staccionata bianca di legno. Ogni passo affondavo di più i denti nel suo stinco ossuto. Adesso che sono passati tanti anni mi dico che dava forza a quel morso il fatto che non riuscivo a capire. Ho mollato quando David rispose al telefono. Io avevo chiamato Agostino a Princeton, non c’erano ancora i cellulari. Ho mollato quando la voce di David mi ha lasciato stordito. Qui era sera invece là era mattina e stava preparandosi per uscire. Adesso sono passati tanti anni forse ho gli strumenti per capire, mi sforzo però di ricordare e non ricordo. Mi ricordo il gusto di sangue e cotone che avevo in quel morso. Non mi ricordo se ci siamo detti: -non ti amo-. Io ricostruisco che ci siamo lasciati ma non so se è vero. Non mi riesco a ricordare quanto tempo dopo abbiamo smesso di cercarci. Era a cavallo di un Natale. Io non ho risposto o lui non ha chiamato. Mi ricordo bene quando poi mi ha chiamato. Avevo fatto dei calcoli che erano passati sei anni ma non li so più fare. Già stavo con Jacopo. La mia vita era così più bella che risentire e rivedre Agostino fu una festa e anche un trionfo che sapevo che era un po’ puerile ma che mi sono goduto, era all’inizio dell’estate.

qui.accanto / 25

Ci facciamo tante foto nei posti dove andiamo mentre ci baciamo, quasi sempre guardando l’obbiettivo. La prima serie è in un autogrill. Jacopo non voleva. Si vergognava. Mi diceva: -E se ti riconoscono?-. Sono un sollievo. Le abbiamo copiate da Nina e Marguerite. Marguerite aveva tante foto. In casa dei suoi c’erano le foto nelle cornici. C’erano quegli album di plastica con le foto messe nella pellicola trasparente. In casa dei miei tutte le foto stavano in un mobile, tutte mischiate. Non le diapo, tutte ordinate nei caricatori grigi, fuori scritto in caratteri piccoli “Scozia”, “Corsica”, “Figli”. Io non ho mai avuto delle foto delle persone in giro per casa e mai una foto in una cornice appoggiata su un tavolo. Mi avevano fatto pensare che fosse una cosa volgare. Jacopo ed io guardammo quelle foto di baci e ne siamo stati gelosi. Adesso le facciamo sempre. Con queste piccole macchinette. Con Agostino abbiamo una sola fotografia, mentre saliamo le scale di una casa a Bologna. I primissimi tempi. Poi più nessun’altra.