Archivio per martino

qui.accanto / 31

Mi alzo prima io, vado nel bagno e poi vestito lo sveglio, lo saluto, esco a fare colazione coi giornali. Così da sempre, dalla prima mattina. Questa mattina l’abitudine nel buio mi ha fatto fare piano. Ho imparato a scivolare via dalle coperte. Jacopo però non c’era. Ancora non era arrivato. La mia paura del vuoto non è da piccolo, è venuta con gli anni. Piango in tutti gli aerei, piango già in aereoporto, appena sono a terra è come non avessi mai volato, il passato ci mette un secondo a sparire. Adesso è arrivato, mi ha mandato un sms. Jacopo non ha paura sugli aerei, io questa mattina ero immobile per impedire al mio cervello di pensare a Jacopo sull’aereo. Come avevo cominciato a scivolare fuori dalle coperte sono rientrato a fare finta di dormire, facevo il gioco che ho sempre fatto di fingermi morto. Un sms è arrivato all’ora sbagliata. Non era Jacopo e non ho risposto, sono tornato a fare il morto. Poi è arrivato lo sms di Jacopo che era arrivato, sono andato a lavarmi e ho aperto le persiane e ho sperato che questa notte avesse fatto freddo, che le foglie si fossero almeno un poco arrossate invece è ancora estate, i ciliegi, forse, sono appena colorati, ma loro cominciano presto. Ho solo riso un pochino perché mi veniva da cantare -:odio, l’estate, che ha dato i suoi colori al nostro amore-.

qui.accanto / 30

A un certo punto di Giugno Camilla restava al telefono. Mi parlava di una mostra di Weegee che forse si sarebbe fatta. Io chiedevo: -ma dove?-, Camilla girava in tondo. Da anni ci casco. Poi rallentava le parole, poi sembrava stessimo per chiudere e mi disse :-sai, l’altra settimana ho visto Agostino-. Erano sei anni che non lo vedevo io. Abbiamo una amica comune, che negli anni faceva un poco da ponte. Delle volte dicevo a Camilla delle cose pensando che forse sarebbero arrivate ad Agostino. Qualche successo, una storia. Ho sempre immaginato che Agostino così sapesse di me, e così io di lui.

qui accanto / 29

Ho avuto una vita serena credo, e quando sono morti i miei genitori non mi è dispiaciuto. Morto mio padre è morta anche mia madre, come fosse una cosa loro. Sono stati dei buoni genitori e io un buon figlio. Il fatto che fossero vivi mi sembrava un evento forzoso. Mi sono occupato di loro e sono stato un figlio affettuoso. Ma quando sono morti ho pensato che la vita tornava nel suo alveo naturale. Mio padre mi ha insegnato a guardare. Mia madre mi ha insegnato a scegliere. Non sono mai venuti a una mia mostra, non si sarebbero permessi. Raccontavo poi al telefono. Ho riso tantissimo con mia madre e mio padre mi stava a sentire per ore. Erano molto ospitali. Da piccolo e da grande ho sempre potuto portare chi volevo, potevo fermarmi a dormire a casa degli amici e loro da me. Bisognava solo chiedere, avvertire, il giorno per la sera, la sera per il giorno dopo. L’imprevisto era intollerabile. Dovevo arrivare in orario.