qui.accanto / 32

Allo stagista molte fotografie sono sfuggite. Ho tenuto i libri di narrativa, e ne sono zeppi. Nessuna mi sorprende. Mi diverte trovarle, non dovrebbero essere qua, mi sembra di averle rubate. Sono provini, stampe come appunti. Jacopo mi rimprovera. Tutti questi mesi di fronte senza di lui potrò tirarle fuori, il pensiero mi eccita per un momento, e ne sorrido, sono allegro: voglio aprire tutti i libri! Ne ho tirate fuori un po’ e qualcuna sì, so più o meno cosa sono, ma la maggior parte non ho idea. Abbastanza con certezza attribuisco ad un momento che mi pare esatto le prime e sicuramente le ultime. Me l’hanno detto così tante volte che l’ho imparato. Il fidanzamento con Jacopo è il mio spartiacque. Prima, dopo, tot anni. Ma tutto il prima si confonde sotto la grande etichetta “prima”. Lo stagista sapeva. Dove sono questi posti? Come ci arrivai? Da solo posso provare a guardare una singola fotografia a lungo, la esploro con gli occhi, e insieme i miei occhi vanno in esplorazione nel cervello in cerca di indizi. Alla fine per qualcuna ce la faccio. È come mi immagino sia fiocinare un pesce. Ho imparato che non sempre ho ragione. I libri in cui sono restano gli indizi più affidabili, mi gingillo con questa idea. Ma le fotografie sono state messe da me nei libri allo scopo di farmele trovare per caso. Per una fiducia implacabile che tutto sarebbe stato ricordato. Mi immaginavo ora che le trovo, quando le nascondevo. Potrei farlo ancora. Anche se mi scontro con l’opposta dimostrazione quotidiana, che mi viene fatta dalle persone, dalle cose, io sono certo di ricordare tutto. Non oso più toglierle però dai loro libri. Invece Camilla saprebbe, Marguerite saprebbe.

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