qui.accanto / 33

Marguerite e Nina si erano conosciute un pomeriggio. Tutt’e due facevano merenda. Marguerite leggeva. Un bar dove andavano dei suoi amici, di moda anni prima. Marguerite mi ha raccontato che aveva molto guardato Nina, che era con un piccolo gruppo di persone. Si era chiesta chi fossero. Erano di nazionalità diverse, colleghi più che amici. Nina si alzava e si sedeva. Marguerite leggeva, divertita. Poi sentì un senso di allarme: -se quella ragazza coi capelli neri, le lunghe braccia, il sorriso come tagliato sul volto, esce, cosa farò? Marguerite ne sentiva l’assenza. Nina venne a sedersi al suo tavolo. Dopo i suoi amici la chiamavano: -andiamo, vieni? Nina rivolta a Marguerite rispose: -vi raggiungo. Marguerite pensava che non sarebbe riuscita ad alzarsi. Contava tutte le lampadine dei lampadari. Il numero dei camerieri. Sommò le penne che spuntavano dalle tasche dei grembiuli. Sapeva quante ciascuno ne aveva in media. Contava le lettere delle parole che Nina diceva, i numeri le apparivano davanti agli occhi in rapidissima successione, in caratteri colorati. Nina parlava francese ma non lo era. Italiana? Qualcosa nella durezza delle “r” glielo faceva escludere. Argentina? Di dove? Nina chiedeva, parlava, raccontava, poi disse: -se una delle due non dice andiamo resteremo sempre qui. Marguerite rise con quel suo riso di quando è tesa, come un’espettorazione d’aria ma riuscì ad alzarsi. Nina aveva già pagato. Marguerite non sapeva quando.

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